A cura di Giuseppe Cozzolino

 

Molto, ma molto prima, di Michael Crichton, Steven Spielberg e Jurassic Park, c’era il MONDO PERDUTO (The Lost World, 1960) diretto da Irwin Allen, produttore e regista specializzato in fantascienza e disaster movies (Viaggio in fondo al mare, L’Inferno di Cristallo) . Remake della versione muta del 1925, primo titolo basato sul romanzo omonimo di Sir Arthur Conan Doyle, magistrale autore delle avventure di Sherlock Holmes.

Un film interamente realizzato presso gli 20th Century Fox Studios di Los Angeles e che, sulla falsarica di produzioni precedenti come Viaggio al Centro della Terra (1959) presentanoeffetti speciali alquanto semplificati nella ricostruzione dei dinosauri – al netto dell’esistenza di FX già straordinari come quelli di Ray Haarryhausen e Willis O’Brien -, per cui vennero utilizzati varani, iguane e coccodrilli veri.  

Il plot è noto agli appassionati: il rude professor George Challenger (il Claude Rains de “L’Uomo Invisibile”), eminente biologo ed antropologo, ritorna con una nuova spedizione nel Sudamerica, dove ha appena scoperto un altopiano nascosto nella foresta amazzonica, abitato da dinosauri sopravvissuti all’estinzione. Con il suo nuovo team, in collaborazione con la Società Zoologica Londinese, Challenger rinviene nuove razze di mostri particolarmente aggressivi, ma anche le vestigia di una civiltà perduta abitata da uomini primitivi (e potevano mai mancare delle piante carnivore giganti?). 

A causa della perdita del loro elicottero, Challenger ed i suoi dovranno imparare a lottare per sopravvivere del mondo preistorico. Inutile dire che, al netto di eventi a dir poco catastrofici, i nostri eroi se la caveranno tornando alla loro tanto amata (?) civiltà.

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